Soldi
Non lo dice nessuno ma lo pensano tutti, e io volevo parlarne da un po' di tempo. Strade #22, tutta per voi.
Non so come ci si prepara a viaggiare per mesi. Non ho sentito molte storie, ma ho letto un paio di libri e seguito il racconto social di una coppia che ha fatto il giro di mezzo mondo in autostop. Fin da quando ho sognato per la prima volta questo viaggio, tre o quattro anni fa, ho voluto essere lì, a vagabondare per quelle strade, mangiando dove mangiano i tassisti e consumando le scarpe a furia di camminare, con la pelle bruciata dal sole e i capelli ingarbugliati dal vento. Sapevo che prima o poi questa pazzia l’avrei fatta, e sapevo che in qualche modo me la sarei pagata, anche se non ancora come. I soldi sono la prima cosa a cui la gente pensa (e di cui le piace parlare) quando discute di ‘andare in giro per mesi dall’altra parte del mondo’.
Nella mia mente, il costo della vita nei Paesi che avrei visitato sarebbe stato irrisorio. era una convinzione basata più che altro sull’immaginazione e sui luoghi comuni, e che si è rapidamente scontrata con la realtà. Quando sono arrivata in Repubblica Dominicana ho capito subito che c’era qualcosa che non andava. Le lezioni di surf, gli ostelli, i succhi di frutta naturali: tutti i prezzi erano molto meno irrisori del previsto. In Cile e in Argentina la situazione era ancora peggiore, e io avevo in testa un budget di 10 euro al giorno. Ho iniziato a stressarmi: avevo davanti mesi e mesi di viaggio e mi sembrava che tutto costasse molto di più di quello che avrebbe dovuto, come avrei fatto?
Ho cercato di capire qual era il mio vero problema in tutta questa questione, e mi sono resa conto che quello che mi infastidiva non erano i soldi in sé, ma una certa idea che io mi ero fatta. E’ figo essere in grado di viaggiare con pochi o pochissimi soldi. Non è che io non potessi permettermi di spendere, semplicemente volevo vedere il mondo, conoscere tantissime persone, mangiare cibo locale, per quasi niente. Questo è anche un po’ figlio dell’idea che più spendi più ti allontani dal vero modo di vivere delle persone, più ti fai abbindolare come gringo ed entri in quella cerchia di luoghi e cose fatti apposta per i turisti, perchè nessun locale potrebbe mai permetterseli.
Quando io e Luisa abbiamo messo piede in Bolivia, dopo tre mesi nei Paesi più costosi del Sudamerica, sembrava di essere arrivate in Paradiso. Le strade erano affollate di mercati e bancarelle che vendevano qualsiasi tipo di leccornia, qualsiasi piatto costava meno di tre euro, potevo dare libero sfogo a tutte le mie voglie e non c’era più alcun bisogno di cucinarsi paste al tonno sul fornellino. Ricordo ancora quel primo giorno nella cittadina di Uyuni, abbiamo fatto colazione con la carne di lama alla griglia, mangiato fuori tre pasti su tre e provato tutto quello ciò che aveva un aspetto sconosciuto. Prendevamo sempre un piatto in due di ogni cosa, altrimenti saremmo state piene prima di poter assaggiare tutto. Potevamo prendere taxi, andare dal parrucchiere, stare in una camera privata e comprare più o meno tutto quello che volessimo, rimanendo sotto il budget. Questo mi ha fatto pensare che a noi occidentali, quando andiamo in Paesi poveri, piace sentirci ricchi. Ci piace avere una concezione del denaro completamente fuori scala rispetto a quella locale, un potere d’acquisto così grande che non c’è bisogno di chiedere il prezzo delle cose. Poterci rilassare e avere tutto quello che vogliamo, mentre a casa nostra dobbiamo farci i conti in tasca. Con uno stipendio da fame italiano in Bolivia si va al ristorante tutti i giorni, tra l’altro se si hanno un po’ di contanti in mano si fanno fruttare al triplo del loro valore a qualsiasi posto di cambio, marciando sul bisogno disperato che il Paese ha di valuta forte.
Subito dopo il sospiro di sollievo ho provato un po’ di vergogna per aver avuto questi pensieri, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto questo sistema. Che riflette ancora di più e ancora una volta lo squilibrio che c’è tra il Nord e il Sud del mondo. Gli abitanti di questi Paesi si vedono arrivare orde di bianchi con i vestiti The North Face comprati ai saldi dell’outlet che non vedono l’ora di sfogarsi a casa loro, facendo salire dei prezzi che sono già alti per i loro stipendio. Il salario minimo è sui 250 euro, sia in Bolivia sia in Perù.
La differenza di valore che noi occidentali diamo ai soldi, rispetto a chi vive in America Latina, è enorme. Più volte mi è stato chiesto quanto guadagna una persona normale in Italia, o quanto costa il mio telefono, e ho dovuto dividere la cifra per quattro, perché mi vergognavo a dire la verità. E’ vero che con i soldi che servono a comprare un biglietto aereo per venire in Sudamerica si può costruire una casa di adobes, e non credo che sia un pensiero da prendere alla leggera. Ma anche se vedendo queste situazioni di miseria sarebbe facile distribuire mance esorbitanti (per noi insignificanti) a destra e a manca, penso che sia un errore anche questo. Quanto ci vuole prima che un Paese smetta di produrre il suo grano, le sue fragole e le sue trote d’allevamento, se prendere un’alpaca al guinzaglio e farsi pagare per le foto è più redditizio? Quanto è facile viziare il loro modo di vedere i soldi, quando poi noi ce ne torniamo a casa e loro devono fare i conti alla fine del mese?
Sono passati mesi da quel mio primo impatto con il portafogli in Sudamerica, e ho imparato a stare molto più serena, tra le tantissime altre cose di cui vi parlerò un’altra volta. Ho imparato che a volte è inevitabile essere considerati turisti, ed essere visti come bancomat ambulanti, che mi piaccia o meno. Il colore della mia pelle parla più forte di qualsiasi cosa che io possa dire, è un’equazione esatta con la ricchezza, e per questo ci sono dei motivi storici e colonialistici su cui non si può passare sopra. Ieri mi ha dato un passaggio un camioncino che trasportava fragole, abbiamo fatto metà del viaggio seduti in quattro su due sedili, e alla fine mi ha chiesto una mancia. Quando gliel’ho data mi ha chiesto di più, e sono stata contenta di aver vissuto su queste Strade abbastanza da sapere se fosse giusto o meno dargliela.
Molto interessanti queste considerazioni, che valgono anche per certe condizioni di vita non solo da turista, ma che vedo e conosco qui in italia, senza andare troppo lontano. mi chiedo quanto, che sceglie di vivere border line sulle regole della nostra società, sia consapevole che può farlo anche e proprio grazie a chi, invece, in queste regole ci sta dentro..
Elena grazie, sempre un grande grazie per i tuoi racconti che narrano la vita e i sentimenti in maniera speciale. Fare i conti in termini di soldi paragonando noi qua e tu dall' altra parte del mondo ci aiuta a capire il valore di questi e rifletterci su...il colore della pelle non mente... turista! Anche se abbronzata e con i capelli scarmigliati sei facilmente individuata e riconosciuta straniera... Amica della gente e del luogo che stai calpestando, i tuoi racconti sono preziosi per capire sempre qualcosa in più e riflettere su questo. Ti auguro buon cammino e sempre entusiasmo che si rinnova ad ogni passo. Grazie Elena, ti abbraccio aspetto ancora storie...con tanto affetto e amicizia, Maria